Ancora oggi ci si imbatte in fantasiose discussioni sul famigerato soffio di bocca e sulla sua capacità di scompigliare le rosate o peggio creare grappoli di pallini. Se un tempo con i caricamenti tradizionali questo inconveniente costituiva un serio problema, oggi con la moderna componentistica è del tutto superato. Prima però bisogna capire da quale processo di balistica interna scaturisce tale fenomeno. La polvere da sparo, una volta accesa all'interno della cartuccia, si trasforma in massa gassosa incandescente. Tale massa è più o meno voluminosa a seconda della progressività o vivacità della polvere stessa. Il volume del gas necessita di uno spazio maggiore rispetto a quello occupato originariamente dal propellente. Il suo rapido aumento volumetrico, genera un picco pressorio che si scarica radialmente all'interno della cartuccia. Le spesse pareti della culatta e della camera di scoppio, contengono questo fenomeno espansivo, costringendo la massa gassosa ad esercitare tutta la pressione sulla colonna costituita dal borraggio e dalla carica di piombo (principio della camera a parete mobile).
Questa spinta si trasforma in energia meccanica, la quale forza la chiusura della cartuccia (sbossolamento) e lancia la colonna a grande velocità (400 m/s). La spinta della massa gassosa non si esaurisce nella camera di scoppio, ma prosegue lungo tutta la canna, fino al vivo di volata. Una volta uscita, dalla canna, tende ad assumere una forma di nuvola affungata, in base a delle variabili che vedremo in un secondo momento.